14 aprile 2020

Social media marketing

Il marketing ai tempi di Instagram

Social media marketing

Instagram, l’applicazione nata dalla fusione delle Instant Camera e di Telegram, è ormai diventata un trend per moltissime persone; il numero attuale degli iscritti, e con un account attivo, è più di 1 miliardo. Inizialmente allestita ad hoc per catturare al suo interno fotografie e video, la vetrina di Instagram si è trasformata poi in un luogo il cui scopo non è più solo quello di far entrare, ma anche di uscire, con almeno un acquisto. Magari non verrà fatto il giorno stesso, ma sicuramente in un futuro abbastanza immediato. Infatti, il processo d’acquisto di un utente iscritto a questo social media, e abituato quindi a consultarlo, parte spesso da una pubblicità, da una promozione o da un annuncio pubblicato sull’account del brand in questione.

Per farci un’idea più chiara e precisa, l’83%, del miliardo di utenti attivi, scopre prodotti e servizi grazie alla medesima piattaforma. Questo significa che il social viene utilizzato per prendere idee e trarre ispirazione. L’80 % degli utenti, infatti, decide se acquistare un prodotto o un servizio grazie all’aiuto della piattaforma. Un brand presente su Instagram riceve così dai clienti uno sguardo differente: viene visto sotto una luce positiva. Vanno aggiunte, tra le cifre d’interesse, l’età e la percentuale degli utenti di Instagram: il 71% di coloro che hanno un profilo attivo sono sotto i 35 anni. Questi clienti hanno l’età perfetta per instaurare un rapporto duraturo e significativo con il brand, basato su quella che è la regola d’eccellenza per la piattaforma: l’interazione.

Ma, quindi? Cosa si dovrebbero aspettare aziende e utenti da questo social network?

Se da un lato, come ci ricorda Giuliano Ambrosio, Creative Strategist di AQuest "se sappiamo dove guardare, siamo noi stessi lo strumento più efficace che possiamo utilizzare"; allo stesso modo, dobbiamo capire dove, invece, non guardare. Bot, followers fake, profili falsi sono solo un’idea di quello che ci aspetta ogni giorno spalancando la finestra del nostro feed.
Nel primo caso, questa piccola parola non è così innocua come invece potrebbe sembrare. Un bot è, infatti, in grado di fare qualsiasi cosa per imitare un account autentico: commentare, interagire, premere il tasto like. Nonostante questo, con un po’ di allenamento, sono facilmente riconoscibili poiché hanno la capacità ma non hanno una testa; i commenti o sono, dunque, molto spesso non coerenti con il contenuto del post, o troppo e inverosimilmente insistenti, o altamente generici. In altri casi, invece, la creazione di profili fake sono avvenute per compromettere dati insight dei competitor e far si che le loro statistiche non siano veritiere, quindi inutili relativamente alle ricerche di mercato.

In ogni caso, è bene ricordare che la maggior parte degli utenti e delle aziende preferiscono i profili autentici, comportarsi in modo onesto, nonostante le continue, e ormai parte della normalità, tentazioni. Da qui, inizia la strategia. Come fare? Riportiamo subito con un esempio, quello di WeWork. L’azienda vende spazi di lavoro, affitti a futuri uffici e start-up, locali moderni e che sanno di casa. Nei suoi profili aziendali, però, sembra non fare solo questo. La vendita e la promozione non appaiono come l’unica mission aziendale, anzi. In questo caso specifico si nota in primis la voglia di costruire una community, di trasformare ogni follower in un ospite sempre gradito e accolto al meglio, di adattare il contenuto ad un target giovanile e leggero alternandolo a quello pensato prettamente per riferire informazioni legate al loro business.

Dunque, tra le tante cose fondamentali su Instagram, tre sono le cose davvero indispensabili.

1. Seguire gli amici ma ancora di più i nemici

Nel del business questa massima vale anche per il mondo online: bisogna saper osservare il comportamento dei propri competitor, analizzarne le azioni positive, e, al bisogno, prenderne spunto.

2. Partire dalle persone

Non dimenticare mai che tutto è partito da un paio di mani, e da qualcuno che un giorno ha parlato per la sua azienda: “è ora di creare l’account.” Da quel momento la componente umana è, o per lo meno dovrebbe essere, parte integrante del progetto. Senza la figura del social media manager, “o di chi ne fa le veci” (mi raccomando, sceglietelo con criterio) mancherebbe la parte più importante, quella delle interazioni, dei commenti e delle relazioni con i propri followers. Tenere attivo il proprio account Instagram è il primo passo per far capire che si esiste.

3. Ideare una marketing strategy su misura.

Giunti a questo punto è chiaro: per chi lavora nel mondo digital, essere sempre aggiornati per riconoscere e sapere come investire negli strumenti giusti, è un must have. Che anche Instagram e il marketing online possono essere, talvolta, un mondo oscuro che abbiamo da sempre sospettato ma da un po’ di anni anche confermato… ma la paura, abbinata al coraggio, porta ad una sana prudenza: i social network rimangono un tassello imprescindibile per la pianificazione marketing aziendale, eliminarli non risolverebbe il problema; curarli al meglio, invece, potrebbe essere una soluzione valida.

Lo scopo di Blue Milk è anche questo: trasformare quello che potrebbe presentarsi come un problema (agli occhi di qualcuno meno esperto), in opportunità. Ancora una volta, il messaggio finale non è una novità, ma vale sempre la pena ricordarlo: se ci si comporta con onestà, trasparenza ed autenticità, mostrando l’impegno nel voler creare una community online e un rapporto di fiducia, il cliente ripagherà con la stessa moneta.

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