9 settembre 2022

Social media marketing

Come Comunicare con le nuove Generazioni?

Social media marketing

Per parlare ai giovani bisogna fare i giovani?

 

Il modo di comunicare dei giovani, la generazione Z, è sempre più complesso: il web e i social sono parte integrante della vita di tutti ma per gli Zoomer, nati fra il 1997-2012, il mondo è sempre stato, quasi completamente, digitale e i ragazzi cresciuti in questi anni non hanno mai conosciuto la realtà principalmente analogica.

 

Il linguaggio della Generazione Z spazia tra un lessico americaneggiante, corsivo parlato, modi di dire fantasiosi… è davvero difficile per chi è nato prima del 2000 (circa) capire davvero lo slang di una generazione che si reinventa alla velocità della luce?

 

Prima di vedere i 4 punti della strategia di marketing per comunicare al target desiderato, analizziamo le cose per gradi.

 

Gen Z: chi sono gli adolescenti di oggi?

Centennials, post-Millennials, Digitarians, Acreenagers, iGen, Plurals …e non sono ancora tutti!

Gli appellativi attribuiti alla Generazione culturale Z sono davvero molteplici, ma si riferiscono tutti alla fascia d’età demografica dei nati tra la fine degli anni ’90 e i primi dieci anni del 2000 (solitamente per la Gen Z si considerano gli anni tra il 1997 e il 2012).

 

Cresciuti in un mondo digital, dominato dall’iperconnessione e dai social, dai confini labili e dall'informazione continua, i ragazzi della Generazione Z sono i primi della storia ad essere mobile-first; quindi dalla quotidianità di Internet, dello smartphone ma anche dalla possibilità di questa finestra sul mondo e su tutte le proprie realtà.

 

Rispetto ai Millennials hanno uno molto più senso critico e hanno un forte spirito di intraprendenza; sono ben focalizzati sul futuro anche grazie alla visione più realistica del presente.

 

Attenti all’ambiente, rifiutano i classici preconcetti e stereotipi e sono molto sensibili alle tematiche quali diversità e inclusione.

 

Come già anticipato, sono iperconnessi: amano trascorrere il loro tempo sui social, creare relazioni online e costruire community basate sui loro veri interessi. La scelta delle app che utilizzano ricade principalmente su quelle più dirette, dinamiche e stimolanti. 

 

Rispetto che a Facebook preferiscono passare il loro tempo su TikTok, Instagram e Snapchat. Si scrivo tramite WhatsApp, per comunicare più velocemente e guardano video in streaming su YouTube, serie e film su Netflix e ascoltano canzoni e podcast su Spotify.

 

Il mondo del gaming attrae una buona parte di loro, infatti Twitch gioca un ruolo fondamentale tra le app più apprezzate e utilizzate. 

 

Come comunicare con la Gen Z: immediatezza e autenticità

Quale deve essere il tone of voice giusto? Come ci si presenta? Cosa interessa veramente ai nuovi giovani?

 

La comunicazione con questi giovani, scattanti e ingegnosi, forti di un facile accesso alle informazioni, si deve basare su tre principi: 

 

  1. 1 – Trasparenza e onestà: anche se è vero che la realtà è la bugia che ci piace di più raccontare è importante comunicare con responsabilità.
  2. 2 – Scegli il momento e il luogo giusto: non è importante solo cosa dire ma anche quando e dove dirlo.
  3. 3 - Conosci il pubblico: capisci a chi è rivolto il messaggio e qual è il modo migliore per esprimere i concetti.

 

Cosa cerca, quindi, la gen Z?

Rispetto ai Millennials, gli iGen non cercano connessione valoriale con i brand, ma valori precisi di immediatezza e autenticità.

 

Una strategia di comunicazione di successo su misura di questo target non può, quindi, prescindere da una comunicazione breve e concisa. Per loro personalizzazione e unicità vengono al primo posto: non vogliono assomigliare a nessun altro e pensano che i siti e-commerce non dovrebbero avere sempre i soliti prodotti ma delle offerte uniche ed esclusive.

 

L’attenzione deve essere catturata da uno storytelling visivo che li incuriosisca e che li porti a informarsi sul brand.

Va sempre bene?

 

Per comunicare efficacemente con i membri della generazione Z è si importante adattarsi ai loro modi di fare e di comunicare, ma in tutte le situazioni?

 

Negli ultimi giorni lo sbarco della campagna elettorale italiana su TikTok ha aperto un grande dibattito. 

Tra i più celebri possiamo citare le barzellette di Silvio Berlusconi su Tik Tok, il messaggio di Carlo Calenda su stereotipi e luoghi comuni della piattaforma, il video-parodia di Matteo Renzi su se stesso… molto si è detto e scritto riguardo l'uso che la politica italiana sta facendo dei social media per parlare al pubblico dei Millennial e alla sfuggente Generazione Z.

 

Tra politici che hanno millantato promesse, raccontato barzellette e spergiurato cose opposte, ai giovani sono più che altro rimaste impresse parole vuote.

 

La reazione dei ragazzi, molto lontana da quella presumibilmente desiderata, è stata la logica conseguenza di azioni mosse secondo una strategia inesistente: profili aperti velocemente, senza chiari obiettivi e senza idee chiare delle azioni da compiere.

 

Gli iGen, guardando i video caricati sui social dal politici, hanno percepito più ineguatezza che altro: situazioni scomode, figure impacciate, sorrisi finti e discorsi estremamente fuori luogo. Volendo fare un discorso generalistico senza soffermarsi sul singolo candidato, a tutti gli esponenti dei partiti che si sono messi in gioco sui social il mondo del web ha mosso molte critiche e poche lodi.

 

Conclusioni

Parlare a un determinato target, con le proprie regole implicite e la propria visione delle cose, non è mai semplice.

 

Tuttavia, come resta ancora vera la citazione di quel lontano ‘96, Content is King, in questo caso, parlando di politica, il fondamento di tutte le comunicazioni e di tutte le azioni proposte dovrebbe essere più la responsabilità che l’intrattenimento.

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